sabato 22 maggio 2010

Quando era "persona", adesso neanche è "vita"


Chi sostiene che la persona sia già presente nell’ovocellula fecondata – solitamente per equiparare l’aborto a un omicidio – la individua nel patrimonio genetico umano che lì viene a determinarsi dalla fusione dei due gameti, e cioè dalla fusione dei loro nuclei aploidi in un nucleo diploide, in cui il Dna ha l’unicità e l’irripetibilità che sarebbero proprie – appunto – della persona.
Mi sono intrattenuto molte volte sulla debolezza di tale argomento, ma oggi voglio considerarlo incontestabile e sottoscriverlo: “Da quando si uniscono i patrimoni genetici dell’ovulo e dello spermatozoo, inizia un processo che è unico e irripetibile proprio perché nessuno al mondo ha un Dna uguale a quello di quella cellulina fecondata” (1). Sì, voglio sottoscrivere anche quel tenero “cellulina”.

Non faccio in tempo a sottoscriverlo che su L’Osservatore Romano, a commento del fatto che è stata “ottenuta in laboratorio una cellula con Dna artificiale”, leggo: “Pur essendo un ottimo motore, [il Dna] non è la vita” (2).
Da quando era persona, adesso neanche è vita.


(1)  Carlo Bellieni (zenit.org, 28.4.2004)
(2)  Carlo Bellieni (L’Osservatore Romano, 22.5.2010)

4 commenti:

  1. In sintesi il punto di vista della chiesa è:
    Venter non ha inventato niente.
    Se ha inventato qualcosa è merito dell'intelligenza donata da dio.
    Se è merito di dio, è anche merito della chiesa...

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  2. Complimenti! Non avevo pensato a questa "lieve" contraddizione!

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  3. Avevo notato esattamente la stessa cosa: non si contano più le volte che un cattolico in veste integralista mi presentasse davanti come prova il DNA, la sacra fiamma che dimostra la persona compiuta, se non l'anima stessa. Adesso è ventato un catarifrangente.

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  4. Certo però che dare la caccia a tutte le contraddizioni che si annidano nei discorsi e nei ragionamenti (?) religiosi, dev'essere un lavoro disumano. Qualcosa di cui è impossibile vedere la fine, mostruosamente faticoso, e come se non bastasse anche del tutto inutile. Spesso però è divertente, almeno per chi legge.
    Comunque, buon lavoro, Malvino.

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