sabato 10 aprile 2010

Guardare e non toccare



La sindone di Torino che sarà riposta in ostensione da domani (l’ultima volta fu nel 2000) era, per Pio XI, un “ancor misterioso oggetto, ma certamente non di fattura umana (questo si può dir già dimostrato)” (L’Osservatore Romano, 7.9.1936). La posizione ufficiale del Papato, oggi, è un po’ diversa.
Non importa molto, oggi, se davvero sia il sudario in cui fu deposto il cadavere di Gesù Cristo (oggetto di fattura sovrumana), o invece sia il lenzuolo in cui fu avvolto un poveraccio usato come stampo a perdere di Passio Christi nel XIII secolo, o un prototipo di foto, o un raffinato falso in fieri per apposizioni e trattamenti progressivi (oggetto di fattura umana): si tratta di una imago in cui la devozione può essere chiamata a vedere il corpo del Figlio di Dio, ma anche no, perché l’ancor misterioso oggetto non è punto di fede. E tuttavia la devozione non sarebbe insultata se si trattasse di una falsa reliquia: se sei disposto a credere nella resurrezione di un cadavere, l’artigianato medioevale ti sembrerà sacro mistero gerosolimitano, sputato tale e quale.

Qui consentitemi un inciso: come non restare a bocca aperta dinanzi a costruzioni logiche di questo genere? Ti viene una smania di entomologia, di psichiatria, ti arrapi come davanti a rompicapo. Parlo per me, naturalmente. Chiuso l’inciso.

Sacra impronta o decalcomania farlocca, “certamente non di fattura umana” = “certamente imago della Passio Christi”. Così l’ostensione crea sempre lo stesso indotto, in fervore e denaro, anche adesso che l’unico test al quale si è consentito sottoporre l’imago l’ha datata al XIII secolo.
Test non attendibile, pare. E allora ripetiamolo, stavolta ritagliandone un pezzetto che non lasci dubbi su epoca del telo, caratteristiche del sangue, ecc. Chessò, un rettangolino dalla regione delle natiche, così cerchiamo di spiegarci pure com’è che siano rimaste impresse tanto tondeggianti, come se il cadavere non poggiasse con quelle sulla pietra del sepolcro, al punto da non mostrare alcun segno di schiacciamento.
Niente, pare non si possa: guardare e non toccare.

8 commenti:

  1. E poi la forma dei due stampi della testa (faccia e nuca). Com'e` possibile che siano due "foto" di due teste, a solo un millimetro di distanza? Se metti un lenzuolo su una palla sporca di inchiostro, di sicuro non ottieni l'immagine di due dischi -_-

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  2. se un ufologo (si dice così?) mi presentasse una foto con dei cerchietti nel cielo ritratto, potrei dirgli che si tratta di risciacquare meglio dopo il fissaggio, dirgli di un fenomeno celeste naturale, di un trucco, ma non lo farei, sarebbe perdita di tempo e un'avventurarsi in dispute stressanti.

    lo stesso dicasi per i chiodi, le spine, il sague, le sindoni (sono parecchie), le ossa e gli ossi santi, ecc.

    "Ti viene una smania di entomologia, di psichiatria, ti arrapi come davanti a rompicapo".

    Esatto, caro Luigi, ma poi lasci perdere, lasci il padiglione degli alienati religiosi e ... incappi in un altro. all'infinito.

    su una cosa hanno ragione i preti: siamo destinati a soffrire, di padiglione in padiglione. il paradosso è che loro pretendono essere i medici curanti!!

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  3. un milione e mezzo di disperati - se non peggio: esaltati baciaossa - stanno per invadere la mia città. E questo, dopo la recente vittoria della Lega, non aiuta proprio per un cazzo.

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  4. Scusa: io ho seri dubbi in proposito, ma se a una persona dà conforto credere che la sindone sia autentica e vuole andarla a vedere, a te e a me cosa importa? Ognuno può credere quel che vuole, se rispetta la mia libertà.

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  5. in linea con credere senza chiedersi, del resto

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  6. @ rainbowman56
    Ma figurati, son d'accordo. Io, per esempio, non mi perdo una mostra di Francis Bacon ovunque sia in Europa. Come dire, considero quell'artista uhn genere di conforto. Ma non mi dà fastidio chi considera le sue tele delle croste.

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  7. @ rainbowman56

    La Chiesa non presenta i suoi ammennicoli come fossero oggetti qualunque. Essa ha la pretesa che i simboli del sacro che essa brandisce in tutte le occasioni, non solo godano del rispetto altrui (cosa di per sé giusta), ma li carica di una valenza e di un significato che sempre esulano dall’ambito specifico per ingerirsi tenacemente nella vita e nelle cose che riguardano tutti. Il crocefisso ne è un esempio lampante. Di qui nasce soprattutto l’idiosincrasia per tale pretesa. Bisogna inoltre tener conto che gli orizzonti dell’immaginario cattolico per millenni hanno spinto ben oltre il mero “rispetto” il concetto di sacro, considerando non solo ogni critica, ma ogni segno d’indifferenza o d’incredulità verso gli oggetti di venerazione come atteggiamenti sacrileghi da condannare e da perseguire. Ed infine, va tenuto conto che i simboli delle credenze religiose altrui sono sempre stati considerati dalla Chiesa cattolica solo alla stregua di idola da disprezzare e distruggere quando possibile. E oggi non basta accontentarsi di dire con Hegel: unser Knie beugen wir doch nicht mehr, ma noi non ci inginocchiamo più. Ci prendiamo la sacrilega libertà di dirne ciò che ne pensiamo, senza timori o reverenze.

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  8. Il figlio di dio potrà ben avere due chiappe di marmo. O no?

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