mercoledì 14 aprile 2010

Perché la Santa Sede cavalca un argomento zoppo?


Sergio Romano ha illuminato assai bene, alcuni anni fa, le ragioni che hanno spinto e spingono la Santa Sede a cavalcare l’argomento zoppo di una correlazione tra omosessualità e pedofilia per sottrarsi alle accuse di correità negli abusi sessuali su minori da parte di tanti suoi preti:

“Ero negli Stati Uniti quando scoppiò nell’arcidiocesi di Boston lo scandalo dei preti pedofili. Capii che la vicenda stava indignando l’opinione pubblica e constatai che si stava mettendo in moto un ingranaggio tipicamente americano. L’episodio risvegliò in alcune vittime, ormai invecchiate, il desiderio di saldare i conti con il loro passato. Gli avvocati fiutarono l’affare e si misero a caccia di potenziali clienti. I giornalisti investigativi disseppellirono alcune vecchie vicende e andarono in giro per il paese a raccogliere testimonianze piccanti. Qualche uomo politico saltò sul treno dell’indignazione popolare. Quello che maggiormente mi colpì al ritorno in Italia fu la grande lentezza con cui la Chiesa stava reagendo alle notizie che provenivano dall’America. L’arcivescovo di Boston fu rimosso, il problema venne messo allo studio, ma sembrò evidente che la Santa Sede era imbarazzata, impacciata e si muoveva in questa vicenda con grande difficoltà. Ora sembra che stia prendendo qualche provvedimento e che uno di questi consista per l’appunto nella decisione di evitare, per quanto possibile, che l’accesso ai seminari sia consentito a coloro che hanno tendenze omosessuali. La Chiesa sa che tra omosessualità e pedofilia corre una considerevole differenza, ma pensa che gli omosessuali possano più facilmente cadere in tentazione” (Corriere della Sera, 8.12.2005).

Non vale neanche la pena di prendere in considerazione l’autorevolezza dei “molti sociologi e psichiatri” che sellano l’argomento oggi cavalcato pure dal cardinal Tarcisio Bertone: siamo ai livelli di un monsignor Tony Anatrella, psichiatra, accusato di abusi sessuali su due ragazzi, suoi pazienti. Vale la pena, piuttosto, di considerare come viene costruita la correlazione.
E qui può tornarci utile monsignor Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, che così argomentava non più di qualche mese fa:

“La maggior parte del clero cattolico che ha commesso questi atti, non è rappresentata da pedofili, bensì da omosessuali attratti da maschi adolescenti. Di tutti i preti coinvolti negli abusi dall’80 al 90% appartenevano a questo orientamento sessuale minoritario, impegnati sessualmente con ragazzi adolescenti fra gli undici e i diciassette anni. Solo l’1,5-5% del clero cattolico è stato coinvolto in storie di abusi sessuali su bambini. E siccome la chiesa cattolica è stata impegnata a ripulire la propria casa [qui Sua Eccellenza si riferisce alla caccia al ricchione che Benedetto XVI ha ordinato nei seminari], sarebbe bene se altre istituzioni o autorità, dove avviene la maggior parte degli abusi, facessero lo stesso, informandone i media”.

La correlazione tra omosessualità e pedofilia è indispensabile per traslare il problema dai preti pedofili ai preti efebofili, cioè a preti omosessuali con predilezione per fasce di età medio-basse ma non bassissime, e dunque spostare il problema dalla Chiesa alla omosessualità. Di modo che, dopo aver dimostrato che la Chiesa combatte l’omosessualità dei suoi preti, sarebbe dimostrato che sulla pedofilia ha fatto quanto le spettava: adesso toccherebbe ai laici stanare la pedofilia tra gli omosessuali che inquinano la società. Se serve, la Chiesa offre la preziosa consulenza del suo Tony Anatrella.

5 commenti:

  1. la questione della pederastia, perché di questo si tratta. gli esempi storici, sovrabbondanti, ci dicono che non c'è alcuna correlazione tra pederastia e omosessualità.
    il giochetto è questo: prete pederasta = prete omosessuale, indi = malato (tale è notoriamente l'intedimento ecclesiastico sul tema dell'omosessalità).
    ma soprattutto si insiste sul motivo sessaule quando questo è solo il fenomeno, ma non la causa, o tra le cause principali. insomma, il registro è il solito, tipico, come se tutto ciò che "devia" dalla "normalità" fosse a carico del biologico. non è un tratto solo della chiesa.

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  2. La relazione tra pedofilia e omosessualità è semplicemente
    disgustosa, ma con l'ariaccia che c'è in Italia potrebbe pure attecchire. Basta che Silvio dia un ordine preciso ai suoi media; già ha mandato una lettera di solidarietà al papa. Poi c'è ancora il caso Boffo da farsi perdonare. Per quanto riguarda la caccia ai gay nei seminari sarà alquanto infruttifera, se i cacciatori riescono a mancare queste prede:

    http://www.youtube.com/watch?v=oTRA6YxLiZU

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  3. A corredo del mio precedente commento, scritto in mattinata, viene in soccorso Mediavideo con una brillante
    titolazione sullo scazzo Francia-Vaticano.

    http://astenio.blogspot.com/2010/04/madiavideo-linformazione-fa-il-suo.html

    Cliccate sul mio nick, ne vale al pena.

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  4. Dipende. Se non sei prete, basta che non scopi e sei a posto, la tua omosessualità è tollerata: se scopi, vai all'inferno. Se sei prete, invece, la tua omosessualità fa ostacolo al tuo ministero, anche se non scopi. Mai stati troppo chiari su questo punto: perché nel laico l'omosessualità non è di per se stessa impedimento ad essere un buon cristiano e nel sacerdote è di per se stessa impedimento al sacerdozio?
    In ogni caso, se sei frocio e prete, ti conviene dirlo al cardinale, precisando che non ti piacciono i bambini; se sei pedofilo ma non omosessuale e ti piacciono le bambine, al cardinale puoi dirlo, ma ti conviene farlo in confessione, così, quando i tuoi abusi vengono a galla, gli dai un alibi, in cambio dell'assoluzione che lui ti ha dato. Come vedi la Chiesa è mater et magistra.

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  5. Con l'ultimo commento ci potevi fare un post.

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