domenica 11 aprile 2010

La morale dell'accattone


Stern ha scritto che padre Marcial Maciel Degollado “inviava flussi di denari dentro la curia romana con lo scopo di comprare il sostegno per il suo ordine e difendersi dalle accuse degli abusi”, ma Paolo Rodari ci informa che non è vero.
Fonte che smentisce le affermazioni di Stern? Il National catholic register, il quale assicura – e Paolo Rodari (1) dice che possiamo fidarci – che “i Legionari hanno sì mandato del denaro in Vaticano ma, come tutti gli ordini e le congregazioni religiose, l’hanno inviato per contribuire all’Obolo di San Pietro”, che poi sarebbe offerta personale al papa.

Ora si dà il caso che, quando gli abusi di padre Maciel furono segnalati da un vescovo messicano, monsignor Ramírez, al prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Ratzinger, questi fece presente: “Si tratta di materia molto delicata, dato che padre Maciel ha fatto molto per la Chiesa e in più è molto amico del papa” (2). Uno che ti regala un gran bel pacco di soldi ogni anno, e precisa che il dono è fatto a te personalmente, puoi chiamarlo nemico?
A me pare che il cardinal Ratzinger si mettesse nei panni del papa prim’ancora d’esserlo, e consigliasse di chiudere un occhio sugli abusi di padre Maciel, come pensava che Giovanni Paolo II avrebbe gradito: il criminale è pur sempre un amico quando ti paga così bene l’amicizia (così è naturale che un papa ragioni, almeno secondo l’allora cardinale Ratzinger).

Ma Paolo Rodari ci dà anche altre informazioni, relative al destino dei Legionari di Cristo dopo che il loro fondatore è irreparabilmente smerdato per omnia saecula saeculorum. C’è chi ritiene che “la Legione debba sopravvivere al fondatore senza particolari scossoni ma semplicemente facendo cadere nella dimenticanza la sua figura e [chi ritiene invece] che vada dato un segnale forte [facendo] tabula rasa”.
E il papa? Che pensa, il papa? “Benedetto XVI non ha particolari preconcetti sui Legionari. Senz’altro nei loro confronti non subisce il fascino che era di Karol Wojtyla e soprattutto di don Stanislao Dziwisz. Ma nemmeno ha una visione negativa della congregazione. Del resto per la Legione parlano i numeri. Nonostante le malefatte del padre fondatore, sono poche le case di formazione nel mondo che possono vantare 800 sacerdoti e 2.500 seminaristi maggiori e minori”.
Se tanto mi dà tanto, il destino dei Legionari sta tutto nella capacità che avranno di affascinare Benedetto XVI al prossimo Obolo di San Pietro.

 



(1) Il Foglio, 8.4.2010
(2) Da un’intervista a monsignor Carlos Talavera Ramírez, in: Discepoli di Verità, Senza misericordia, Kaos Edizioni 2005.

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