Il genocidio dei nativi canadesi fu consumato metodicamente, con un’intesa tra Stato e Chiesa degna dei tempi in cui era difficile distinguere se l’evangelizzazione fosse strumento dell’imperialismo o viceversa. Ai nativi canadesi furono strappati i figli, per affidarli a preti che avrebbero dovuto trasformarli in cristiani, distruggendo alla radice una cultura, una lingua, un’etnia. Ma i preti incontrarono particolari resistenze nei bambini e lo sforzo nel piegarle ne uccise 50.000, lasciando i sopravvissuti morti dentro, segnati per sempre da orribili crudeltà inflitte ai loro corpi e alle loro menti.
Non ne sapevo nulla prima di leggere l’articolo di Marco Cinque (il manifesto, 4.4.2010) sulla ricerca condotta da Kevin Annet (The Canadian Holocaust), ma questo l’ho già scritto. Qui devo confessare che scoprire un massacro di tali dimensioni, protrattosi per così tanto tempo, di cui ero completamente all’oscuro, mi ha fatto sentire in colpa, all’inizio senza riuscire a capire il perché. Poi l’ho capito, anche se ho avuto bisogno di sfogliare i miei taccuini per averne conferma.
In data 24.4.2009 leggo: “Phil Fontaine è a Roma, da BXVI. La Sala Stampa Vaticana dirama una nota – in sola lingua inglese – nella quale si legge: «Given the sufferings that some indigenous children experienced in the Canadian Residential School system, the Holy Father expressed his sorrow at the anguish caused by the deplorable conduct of some members of the Church and he offered his sympathy and prayerful solidarity». «Deplorable conduct»: i soliti 200 preti pedofili? 300? 500? Approfondire”.
Non approfondii, chissà quale stronzata catturò la mia attenzione. Di qui il senso di colpa, ma anche una puntina di vergogna e, infine, una vigliacca consolazione: nessun blogger può stare dietro a tutte le schifezze commesse dalla Chiesa cattolica e dai suoi preti, senza lasciarsene scappare una, di tanto in tanto. Ma 50.000 bambini morti sono un’enormità rispetto alle puttanate alle quali mi sarò dedicato, quel 24.4.2009. Vado a controllare: puttanate (Alexander Stille che tratta Christian Rocca come merita; i danni subiti dalla croce simbolo delle Giornate mondiali della gioventù; la ripresa degli attentati terroristici a Baghdad), proprio puttanate. Ancora senso di colpa, ancora vergogna.
Riprendo dai link che avevo annotato, riporto a brani, senza alcun ordine:
“Nel XVII secolo, tra il 1642 ed il 1649, otto missionari di origine francese subirono il martirio nel Nord America: sei sacerdoti gesuiti e due coadiutori, laici che si mettevano gratuitamente al servizio dei gesuiti in cambio del loro sostentamento. I primi tre furono uccisi dagli irochesi ad Ossenon, odierna Auriesville, nei pressi di Albany e New York, quindi oggi in territorio statunitense. Gli altri cinque invece, tutti sacerdoti, subirono il martirio in Uronia, a 200 km a nord di Toronto, dunque in territorio oggi canadese. Ispirati dai racconti dei primi missionari, questi religiosi chiesero ai loro superiori di poter essere inviati nell’allora cosiddetta Nuova Francia per farsi portatori della Buona Notizia del Vangelo ai popoli autoctoni del Canada. Coscienti dei pericoli a cui si esponevano, vivendo in seno a nazioni spesso soggette agli attacchi nemici, parecchi di loro avevano infatti lucidamente previsto ed accettato la probabile prospettiva del martirio in odio alla fede. Si dimostrarono sempre attenti ad annunziare il Vangelo nel pieno rispetto della cultura degli uroni e degli irochesi, vivendo con loro, imparando la loro lingua e, durante i repentini attacchi, non esitando a mettere a rischio la loro stessa vita” (santiebeati.it, “Giovanni de Brébeuf, Isacco Jogues e compagni”).
“Una sola missione: cristianizzare e civilizzare gli indigeni. L’obiettivo, nelle parole di un alto funzionario degli Affari Indiani del 1920, era quello di «distruggere l’indiano finché è bambino». Questa sorte in cento anni ha travolto 150 mila piccoli appartenenti ai gruppi etnici aborigeni Inuit, First Nations e Metis. […] Le comunità indigene puntano il dito verso quel programma di colonizzazione, non solo culturale, e lo ritengono alla radice degli alti tassi di suicidi (11 volte superiori tra gli Inuit e i First Nations rispetto agli altri canadesi) e di dipendenze da droghe e alcool che affliggono le loro comunità” (repubblica.it, 11.6.2008).
“Una sola missione: cristianizzare e civilizzare gli indigeni. L’obiettivo, nelle parole di un alto funzionario degli Affari Indiani del 1920, era quello di «distruggere l’indiano finché è bambino». Questa sorte in cento anni ha travolto 150 mila piccoli appartenenti ai gruppi etnici aborigeni Inuit, First Nations e Metis. […] Le comunità indigene puntano il dito verso quel programma di colonizzazione, non solo culturale, e lo ritengono alla radice degli alti tassi di suicidi (11 volte superiori tra gli Inuit e i First Nations rispetto agli altri canadesi) e di dipendenze da droghe e alcool che affliggono le loro comunità” (repubblica.it, 11.6.2008).
“Nel 2006 è stata istituita una class action da 5 bilioni di dollari - la più importante nella storia del Canada - tra i 90.000 sopravvissuti, il Governo e le chiese. La commissione sarà sovvenzionata da circa 60 milioni di dollari, ed avrà accesso garantito ai documenti statali e delle chiese. Secondo l'accordo, gli studenti che hanno seguito queste particolari scuole sono eleggibili ad un risarcimento di 10.000 $ per il primo anno scolastico, ed ulteriori 3.000$ per ogni anno successivo. Le vittime di abusi fisici e sessuali riceveranno di più” (mondoanord.it, 5.6.2008).
“A Roma, mercoledì 29 [aprile 2009], ci sarà il leader dell’Apn, Phil Fontaine, e monsignor James Weisgerber, presidente dei vescovi canadesi, entrambi alla guida delle rispetti e delegazioni. Nell’occasione, il Papa ne approfitterà per esprimere la propria sollecitudine all’indirizzo degli autoctoni del Canada che portano con sé la sequela dei trattamenti subiti nei collegi canadesi gestiti dalla Chiesa cattolica. Ma […] secondo il presidente dei vescovi canadesi, tuttavia, il Papa difficilmente presenterà delle scuse ufficiali per quanto accaduto negli istituti gestiti dalla Chiesa cattolica” (padovanews.it, 20.4.2009).
Avevo questi materiali, non bastavano per un post? Ancora senso di colpa, ancora vergogna.
la vigliacca consolazione è che oggi l'ho saputo anche io, e chissà quanti
RispondiEliminaio avevo letto qualcosa proprio l'anno scorso, probabilmente la notizia del papa che aveva ricevuto i canadesi; ma non ci avevo fatto caso. del resto non c'erano numeri; e forse accomunai la cosa alle vicende australiane, sotto l'etichetta del solito colonialismo britannico.
RispondiEliminal'odio di cui si è capaci in nome della fede è infinito come la fede.
Mi aggiungo alla lista di chi ha fatto solo oggi questa macabra scoperta.
RispondiEliminaProvo non solo tristezza e disgusto, ma appunto avvilimento: sono stati in grado di nasconderci per decenni questo orrore, e intanto di invitare i nostri figli al catechismo. Immondi.
i radicali hanno organizzato una conferenza: http://www.radicali.it/view.php?id=155364
RispondiElimina"Roma, ore 14:30: convegno sul genocidio dei nativi americani, "Residential Schools: un genocidio nascosto dalla storia", con Kevin Annett, Turco, Mecacci, De Lucia"
Ho fatto una ricerca -ammetto non molto accurata- su google e la maggior parte dei risultati sono direttamente riferibili ad Annett ed al libro/video; in altre parole nessuna fonte indipendente.
RispondiEliminaQuesto puzza un pochetto.
L'unico link che non fosse un comunicato stampa o una recensione entusiasta che sono riuscito a trovare è questo articolo di Terry Glavin, che ammetto di non conoscere.
L'autore dice chiaramente che Annett è un esaltato, come i suoi seguaci, che gli abusi sono una realtà atroce e che questa storia rischia di impedire il giusto risarcimento delle vittime.