Informato da monsignor Weakland della morte di padre Murphy, monsignor Bertone dichiara chiuso il caso (“the case is, in effect, closed”) e gli raccomanda di mantenere il più scrupoloso silenzio sugli abusi sessuali che la buonanima – si fa per dire – ha commesso ai danni di 200 bambini sordomuti (“the hope that the Church will be spared any undue publicity from this matter”).
La lettera è intestata Congregatio pro Doctrina Fidei, di cui Bertone è segretario, ha il numero di protocollo 11/96-06996, è in data 28 settembre 1998. Continuare a tenere celati agli occhi del mondo i crimini commessi dal morto, come era stato fino a quando era in vita: basterebbe questa raccomandazione – alla faccia di “oportet ut scandala eveniant” (Mt 18, 7) – ad inchiodare la Congregazione, il suo segretario e il suo prefetto, alle responsabilità che oggi rigettano.
La lettera è a pag. 81 del corposo dossier che ha consentito a Laurie Goodstein di muovere l’accusa: Ratzinger e Bertone sapevano dei crimini di padre Murphy, non li hanno segnalati alle autorità civili, hanno continuato ad insabbiarli in vita e dopo la sua morte, e nemmeno l’hanno ridotto allo stato laicale (The New York Times, 25.3.2010). È il caso, quello di padre Murphy, che più di ogni altro prova l’esistenza di una regia centrale nell’occultamento di un fenomeno, quello della pedofilia del clero cattolico, che rivela dimensioni sempre più imponenti man mano che i fatti vengono dissepolti.
Non qui in Italia. Qui in Italia i giornalisti come Laurie Goodstein sarebbero accusati di muovere accuse strumentali, per odio anticristiano, per becero anticlericalismo di stampo ottocentesco. Ecco perché abbiamo dovuto aspettare di leggere in inglese che, di fronte a 200 bambini sordomuti stuprati nel corpo e nella mente, Ratzinger e Bertone ebbero un’unica preoccupazione: “that the Church will be spared any undue publicity from this matter”. Tre anni dopo la morte di padre Murphy, Ratzinger ribadiva che su “this matter” v’era l’obbligo di “segreto pontificio” (De delictis gravioribus, 18.5.2001), la cui violazione comporta la scomunica: non era stato necessario che un prete pedofilo fosse ridotto allo stato laicale, ma continuava ad essere indispensabile minacciare di scomunica chi non rispettasse la consegna del silenzio su casi analoghi. Abbiamo dovuto aspettare di leggere in inglese che merde di uomini siano attualmente alla guida – almeno in teoria e finché dura – della mente e dei cuori di un miliardo di individui. Quello che a noi sembra coraggio è solo onestà intellettuale, quello che a noi sembra uno straordinario zelo di documentazione e controllo delle fonti è solo il minimo indispensabile per chi fa il mestiere di informare, all’estero.
È che qui in Italia i giornalisti che dovrebbero informarci sulle cose vaticane sono quasi tutti delle untuose e fatue macchiette, capaci solo di servile encomio o, al massimo, di cortigiano sussiego, talvolta di miserabili maneggi personali o di cordata. Lo sdegno del mondo civile verso Ratzinger e Bertone, così, è di importazione: mentre qui in Italia è sempre aperta la gara a chi lecca meglio il culo al primo e a chi bacia meglio la mano al secondo, negli Usa chiedono le loro dimissioni, nel Regno Unito si raccolgono firme per annullare il programmato viaggio di Benedetto XVI, in Germania, in Austria, in Belgio la magistratura civile scava, in Canada si inorridisce…
Il mondo intero va aprendo gli occhi sulla reale entità della “sporcizia” che Ratzinger lamentava nella Chiesa nel corso della Via Crucis del 2005, e scopre che proprio lui aveva contribuito a nasconderne un bel mucchio, che poi vuol dire alimentarla: in Italia ne arrivano le reazioni, che qualcuno osa definire “chiacchiericcio”, e più d’uno grida al complotto.
Siamo davvero un paese degno di quelle due merde d’uomo, sicché c’è chi può permettersi di scrivere: “La solidarietà al Pontefice ha una base assai più ampia di quella dell’istituzione, coinvolge grandissime masse di credenti e di persone di buon senso in tutto il mondo. È questa voce potente anche se sommessa del popolo di Dio che deve farsi sentire, che andrebbe messa in primo piano” (Il Foglio, 6.4.2010).
Il mondo intero ci mette sotto gli occhi i crimini commessi dai preti cattolici, le prove che i loro superiori li hanno protetti, e qui in Italia i cattolici dovrebbero – almeno così consiglia Giuliano Ferrara – far sentire la loro voce in difesa di quelle due merde d’uomo. Siamo davvero un paese che è ne degno.
Ferrara e quelli come lui ne sono particolarmente degni
RispondiEliminaPost meraviglioso e come al solito condivisibile fino alle virgole.
RispondiEliminamerde e leccaculi, ovviamente. ma dov'è il resto del mondo cattolico, quei settori progressisti (salvo le solite eccezioni)che citano gesù e i salmi ad ogni pie' sospinto? non c'è da farsi illusioni, chi crede nelle bufale evangeliche è disponibile a credere qualunque cosa.
RispondiEliminaErano troppo impegnati a ridurre allo stato laicale Leonardo Boff.
RispondiEliminaA proposito di grandissime merde d'uomo, eccone due con un colpo solo: Tosatti e Izzo. Per non parlare di certi commentatori che li chiosano...
RispondiEliminahttp://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=196&ID_articolo=750&ID_sezione=396&sezione=
Alessandro