lunedì 12 aprile 2010

Ripetersi è penoso, ma spesso è necessario


Un blogger papista (neanche lo cito tanto mi fa schifo) scrive che senza il cristianesimo “la pratica della schiavitù forse continuerebbe anche adesso”.
Urge rammentargli che 150 anni fa un papa scriveva: “La schiavitù, in quanto tale, considerata nella sua natura fondamentale, non è del tutto contraria alla legge naturale e divina. Possono esserci molti giusti diritti alla schiavitù e sia i teologi che i commentatori dei canoni sacri vi hanno fatto riferimento. […] Non è contrario alla legge naturale e divina che uno schiavo possa essere venduto, acquistato , scambiato o regalato” (Pio IX, Instruzioni, 20.6.1866).

Era il 1866 e Abramo Lincoln era morto l’anno prima.

8 commenti:

  1. Di più: non c'è un solo passo del Vangelo in cui Gesù critichi la schivitù, anzi tutto ciò che dice è che gli schiavi debbono ubbidire ai loro padroni. È evidente che Cristo si aspettasse un mondo con la schiavitù.

    In più, ancora prima, l'unico argomento – davvero l'unico – che usavano i sudisti per difendere l'istituzione è "se ce lo comanda Dio non può essere sbagliato". La Bibbia non può sbagliare, no?

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  2. Intanto la citazione è più lunga ed è maltradotta.

    Ecco come dovrebbe essere riportata: «La servitù in quanto tale, considerata nella sua natura fondamentale, non è del tutto contraria alla legge naturale e divina. Possono esserci molti giusti diritti alla servitù e sia i teologi che i commentatori dei canoni sacri vi hanno fatto riferimento. [...] Non è contrario alla legge naturale e divina che un servo possa essere venduto, acquistato, scambiato o regalato. Il venditore dovrebbe chiaramente esaminare se il servo messo in vendita sia stato giustamente o ingiustamente privato della sua libertà e che il compratore non possa fare nulla che potrebbe danneggiare la vita, la virtù o la fede cattolica del servo.»

    Non si tratta di "schiavi", perché la parola latina utilizzata non è "servitudo" ma "serviti", termine che comprende ad esempio chi si trova in servitù penale (condannati ai lavori forzati) e in servitù volontaria, contrattata per motivi economici.

    Così come io oggi ho il diritto d'indebitarmi, e se non restituisco quanto dovuto alla banca vedo sottrarmi parte dello stipendio e pignorarmi i beni, anche allora chi s'indebitava doveva restituire quanto doveva lavorando, e ovviamente aveva accettato fin dall'inizio di perdere la libertà di andarsene finché non avesse restituito il debito.

    Parimenti, vivendo in una società, accettiamo di perdere la nostra libertà nel momento in cui venissimo riconosciuti colpevoli di gravi crimini, tali da metterla in pericolo. Ovviamente all'epoca non ci si poteva permettere il lusso di tenere a riposo i forzati, perché la produzione del cibo era assai più difficoltosa di oggi, per cui erano costretti a lavorare.

    C'è allora forse qualcosa di irragionevole nelle parole di Pio IX?

    Questo, però, con la schiavitù, con la tratta degli schiavi eccetera, non c'entra niente.

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  3. Infatti, se ne sentono di continuo. L'altro giorno a un TG parlavano della mostra a Torino sulle rappresentazioni di Cristo nell'arte.
    Un critico intervistato (non ne ricordo il nome) diceva che le immagini sacre sono così diffuse e importanti nell'arte occidentale che senza il cristianesimo non esisterebbe nemmeno l'arte.
    Con buona pace di Fidia, Prassitele e Lisippo.
    E facendo finta di niente, sfacciatamente come al solito, sui problemi che in molti casi incontrarono gli artisti quando raffiguravano soggetti non sacri.

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  4. Il blogger papista andrebbe sottoposto a un paio di giri di chiglia (ché è noto che noi atei materialisti si ha in spregio la vita umana).

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  5. @ Anonimo
    Per non mandarla a cagare ex abrupto, direi che ho retto la sua traduzione fino a un certo punto, poi lo stridere delle unghie sullo specchio mi ha reso impossibile proseguire.

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  6. @-->Malvino
    Hanno la faccia come il culo, non c'è niente da fare. L'aver infinocchiato il mondo per duemila anni, li ha dotati d'una sicumera veramente insopportabile: son tutt'ora convinti d'essere imbattibili al gioco delle tre carte. Se non era per la Rivoluzione Francese, buona parte di noi sarebbe ancora inclaudata al feudo, in servitù della gleba per qualche nobile, vescovo o abate, mentre le navi negriere solcherebbero gli oceani, benedette dal balcone di Piazza San Pietro.
    Poi vengono qui, belli freschi col loro muso di merda, a raccontarci d'aver sempre voluto "liberté, fraternité, egalité", ma di essere stati vittime d'un complotto giudaico-massonico.

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  7. @Anonimo
    "allora chi s'indebitava doveva restituire quanto doveva lavorando, e ovviamente aveva accettato fin dall'inizio di perdere la libertà di andarsene finché non avesse restituito il debito."
    Sì, infatti notoriamente la servitù era una condizione determinata unicamente dai debiti. Mai dalla nascita, mai da prigionia. Sempre "per colpa" come l'odierna detenzione.

    Ma ci faccia il piacere!

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  8. Ma chi è Berlicche? Si conosce il nome?

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