Il Comitato nazionale di Radicali italiani si è chiuso, ieri, con l’approvazione (due sole astensioni, nessun contrario) di una mozione generale che “prende atto della sconfitta della Lista Bonino-Pannella per aver fallito l’obiettivo della presentazione delle candidature in tutte le 13 regioni chiamate alle urne”. Capito quale era l’obiettivo? Era la presentazione delle candidature in tutte le 13 regioni: vincere sarebbe stato un di più.
Possiamo dirlo: i radicali avevano fallito l’obiettivo già prima del cattivo esito dello scrutinio, addirittura già prima dell’apertura dei seggi, fin dal momento in cui si è aperta ufficialmente la campagna elettorale.
Tutta colpa del mondo là fuori, inteso come universo regime, ma ad essere onesti non solo: si riconoscono “le responsabilità dell’intero movimento radicale […] per non aver affrontato le elezioni regionali con la stessa radicalità di obiettivi delle europee, a partire dal progetto di riforma americana dell’Europa, dello Stato italiano…” – ma si trattava di elezioni regionali, cazzo! – “… e delle regioni”. Ah, ecco, pardon!
Tutta colpa del mondo là fuori, ma con qualche responsabilità dell’“intero movimento radicale”. Pannella le ha quantizzate rispettivamente nel 70% e nel 30%, e l’universo regime dev’essersi sentito un po’ sollevato.
La dirigenza? La dirigenza non ha alcuna diretta responsabilità nella sconfitta, anche perché ha un alibi di ferro: manco va al cesso senza aver chiesto il permesso a Pannella. Il quale ha sempre ragione, e perciò è sommamente irresponsabile. E dunque né lui né la dirigenza possono avere responsabilità della sconfitta, se non nella misura d’essere parte dell’“intero movimento radicale”: un migliaio di iscritti che in congresso eleggono un Comitato nazionale che arriva all’approvazione di una mozione del genere. E dunque, sì, mi pare una mozione onesta: è l’“intero movimento radicale” a doversi pigliare le responsabilità del caso.
Meno male che quest’anno non ho rinnovato l’iscrizione a Radicali italiani, sennò adesso avrei la mia porzione di responsabilità nella sconfitta della Lista Bonino-Pannella, e so già che il peso mi schianterebbe.
È che due o tre cose dette negli ultimi mesi da Pannella – ma forse pure quattro o cinque – mi hanno irritato tanto da non riuscire a trovare risposta migliore nel non rinnovare la tessera, anche se già dal 2007 non intendevo l’iscrizione come appartenenza, ma solo come un piccolo sostegno economico.
È che si è radicali in virtù dell’iscrizione ad un soggetto della cosiddetta “galassia radicale”, che negli ultimi mesi Pannella ha sempre più insistito a definire “comunità monastica”, dunque clericale.
È quello che dicevo io, tre anni fa, e allora fu preso per insulto. Adesso mi sentirei insultato io ad essere considerato parte di quell’“intero movimento radicale” che non sa esprimere una dirigenza responsabile delle sue sconfitte.
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